Arrivano i farmaci generici per Cani e Gatti.

farmaci generici per cani e gatti

Parte dalla Toscana la proposta di creare una classe di farmaci generici nella lista dei medicinali ad uso veterinario.

La senatrice Silvana Amati in collaborazione con la sezione toscana del PD e con il sostegno dell’ ENPA (Ente NAzionale Protezione Animali), ha messo a punto una petizione da far firmare ai cittadini per ridurre le spese che i proprietari di cani e gatti sono tenuti a sopportare in caso di malattia del proprio amico a 4 zampe.

Come tutti ormai sappiamo, per le prescrizioni e per le prestazioni veterinarie non è previsto, ad oggi, un sostegno da parte del Sistema Sanitario Nazionale, quindi ogni spesa grava sulle spalle dei proprietari dell’ animale, che, a volte, si trovano a dover affrontare esborsi ingenti di denaro.

L’ unica soluzione per allegerire il problema potrebbe essere quella di mettere sul mercato dei farmaci generici con lo stesso principio attivo del farmaco di “marca“, per così dire.

Anche nella medicina umana questa alternativa sta avendo grande successo e soprattutto permette al singolo individuo di scegliere tra un farmaco e l’ altro, chissà che la stessa iniziativa non risulti molto utile anche in campo veterinario.

Senza contare che tali farmaci, ossia quelli generici, potrebbero portare anche ad una riduzione delle spese nell’ ambito di una qualsiasi struttura veterinaria, che, come possiamo immaginare, non gode di alcun intervento Statale o sgravio fiscale.

Tale risparmio si rifletterebbe, verosimilmente, in parcelle meno pesanti per i cani e gatti sottoposti a cure mediche.

Da proprietaria di animali e da professionista del settore mi auguro vivamente che questa proposta venga varata seriamente e che anche le altre Amministrazioni dello stivale seguano l’ esempio Toscano.

La Zoofilia e le turbe comportamentali nel cane.

sesso con animali

Tra le perversioni sessuali, la Zoofilia fa parlare di sé fin dall’ antichità.

Questa deviazione può avere gravi ripercussioni sul comportamento dell’ animale soprattutto se si tratta di un cane.

La Zoofilia, chiamata anche bestialità, è una perversione sessuale che ha stimolato l’ immaginazione dell’ umanità.

Fin dall’ antichità i miti raccontano dell’ accoppiamento tra donne e animali, dove il frutto di tali unioni risultava particolarmente straordinario (mito del Minotauro).

Le società giudeo-cristiane hanno sempre condannato la Zoofilia, e giustiziato sia l’uomo che l’ animale protagonisti di tali atti osceni.

La psichiatria, dal suo canto, ha adottato un atteggiamento ambiguo nei confronti di tali comportamenti, classificando la Zoofilia genericamente tra le perversioni sessuali.

Tuttavia se le motivazioni degli “adepti” hanno ssempre affascinato i ricercatori, le ripercussioni della Zoofilia sul comportamento dell’ animale sono sempre passate inosservate.

Questo è invece un aspetto essenziale del problema, soprattutto se l’animale in questione è un cane, come già detto.

Infatti la sessualità rappresenta per il cane un elemento fondamentale per la vita sociale. Pertanto ogni modificazione nella sfera sessuale sarà la causa di turbe dell’ organizzazione gerarchica, che porterebbero  il cane ad aggredire il proprietario o i membri della famiglia con l’ intento di ristabilire le giuste gerarchie all’ interno del “branco“.

I cani “pervertiti” che si sono potuti osservare in medicina veterinaria sono stati sottoposti a visita perchè si mostravano aggressivi nei confronti di uno dei due proprietari: il caso più frequente è quello del cane maschio che ha una relazione sessuale con la padrona e che aggredisce il marito.

Solitamente le aggressioni diventano con il tempo sempre più marcate, e la proprietaria nell’ intento di calmare l’ animale non fa altro che rafforzarle.

Il cane che si trova in posizione dominante cerca di fare approcci con tutte le donne che frequentano abitualmente la casa, mettendo così la padrona in grave difficoltà dal punto di vista sociale con queste persone, e di qui nasce generalmente la sua decisione di interrompere le relazioni con il cane.

Tale strategia però non solo risulta totalmente inefficace, ma provoca nel cane dei comportamenti agressivi di cui la proprietaria stessa è vittima.

A questo punto la donna cerca la via del trattamento terapeutico e si rivolge al veterinario. Il successo della terapia di ripristino delle normali relazioni uomo-cane dipende in gran parte dall’ età in cui il cane ha iniziato le sue “perversioni” con il proprietario: più giovane è il soggetto più alta è la probabilità di veder apparire delle turbe.

E’ il caso tipico dei cuccioli legati ad una relazione affettiva molto forte con la padrona che gioca il ruolo di sostituto materno. Questo legame avrà come effetto quello di fargli identificare la morfologia umana come suo simile, e quindi il futuro compagno.

Il legame i cui risultati sono impossibili da modificare avrà come conseguenza l’ incapacità del cane di riprodursi, perchè esso presenterà una vera “antropofilia“, e quindi la ricerca delle donne come compagne per l’ accoppiamento.

Questa turba resisterà a tutti i trattamenti.

Il mondo visto dagli occhi di Fido e Micio.

vista di cani e gattiCome tutti, o quasi tutti, ormai sappiamo i cani non vedono come noi, anche se, contrariamente a quanto si pensasse in passato, la loro percezione dei colori non è del tutto assente.

In realtà i cani sono in grado di distinguere solo una parte dello spettro visibile, il che vuol dire che riescono a vedere solo alcuni colori.

L’ occhio umano e quello canino sono molto simili tra loro, le differenze dipendono dall’ evoluzione delle due specie.

Infatti, mentre l’ occhio dell’ uomo si è evoluto verso una visione diurna, quello del cane assicura una migliore visione crepuscolare e notturna. Questo ha fatto si che l’ uomo sviluppasse una visione tricromatica, cioè legata alla presenza nella retina di tre tipi di coni (rosso, verde e blu), che consentono all’ occhio di percepire l’ intera gamma di colori.

La retina dei cani invece presenta solo 2 coni, il blu e il giallo, e questo rende l’ animale incapace di distinguere il rosso dal verde. E’ per questo motivo che a volte ci può capitare al parco che il nostro cane non riesca a distinguere immediatamente la pallina rossa che gli abbiamo lanciato sul prato verde.

Il gatto invece, secondo alcuni studi universitari, percepisce i colori in modo molto più attenuato, quasi sfocato.

Rispetto a quella umana, la capacità dei cani di mettere a fuoco e distinguere i dettagli degli oggetti è ridotta del 50%. Addirittura quella dei gatti dell’ 80% rispetto a quella umana.

A loro vantaggio, però, entrambe le specie, canina e felina, hanno una accentuata capacità di distinguere il movimento, che consente loro di vedere un oggetto che si muove anche ad una distanza di 900 m dal loro punto di osservazione, e, grazie alla speciale retina di cui sono dotati ,il “Tapetum Lucidum“, sono in grado di vedere perfettamente anche in condizioni di scarsissima luminosità.

Esempio di visione dei colori nel cane e nell’  uomo.

Quando il nostro gatto diventa una tigre feroce….

gatto aggressivo

Spesso si parla della ferocia del cane, e quando si verificano eventi di aggressioni ad esseri umani tutti i giornali ne parlano, tanto che i comportamenti altrettanto aggressivi dei felini, invece, passano inosservati.

Oggi voglio analizzare questo problema, affrontando la questione dalla parte del gatto.

Gli episodi di aggressività dei gatti nei confronti dell’ esser umano sono veramente pochi, soprattutto se paragonati a quelli dei cani. E’ anche vero però che i proprietari tendono meno a cercare l’ aiuto dell’ esperto comportamentalista, perchè in realtà gli effetti di un attacco di micio sono molto meno dannosi.

Nonostante ciò, per il proprietario di un gatto l’ attacco da parte del suo animale rappresenta un evento pesante da accettare e, il più delle volte, compromette seriamente il rapporto gatto-proprietario.

Comunemente si tende a pensare, erroneamente, che il gatto sia un animale non modificabile, da accettare così come è. Invece una adeguata conoscenza del comportamento felino e dei suoi metodi di comunicazione, potrebbe evitare molti problemi.

Un gatto realmente arrabbiato fa veramente paura, anche a coloro che tendenzialmente, secondo le credenze comuni, dovrebbero essere i loro predatori, ossia i cani. Questo perchè, anche se piccolo, dispone di armi di tutto rispetto come le unghie, i denti e soprattutto la sua incredibile agilità.

Non dobbiamo dimenticarci che per il gatto l’ aggressività è qualcosa che rientra nel suo repertorio naturale, come comportamento predatorio. Secondo alcuni studi condotti recentemente dagli istituti di statistiche risulta che la percentuale di gatti con aggressività nei confronti delle persone si aggira intorno al 13%, mentre quella di aggressività tra felini è del 45%.

Le cause più comuni di aggressività sono riconducibili a quelle legate a situazioni di paura o di ansia, alla frustrazione oppure all’  istinto predatorio ridiretto.

Nel primo caso può essere dovuta ad una mancata socializzazione del gattino, in fase di sviluppo, con le persone, oppure ad un evento traumatico subito in un detrminato periodo di vita, anche in età adulta.

Come capire che il gatto sta soffrendo di uno stato ansioso e di paura? Se vediamo il nostro piccolo amico accovacciarsi, tirare indietro le orecchie, dilatatre le pupille, ringhiare e soffiare, sta sicuramente per manifestare la sua aggressività. In questo caso la cosa migliore da fare è lasciarlo in pace e permettergli di nascondersi se lo desidera. Ricordiamoci che in caso di paura o ansia, il gatto non attacca per offendere, ma per difendersi se si sente minacciato da un nostro avvicinamento.

L’ aggressività del gatto da frustrazione, invece si presenta in genere in quei gatti che sono stati fin damolto piccoli a contatto con uomo o hanno avuto uno svezzamento difficile. Questi soggetti, infatti, cercano spesso il contatto con l’ uomo e diventano aggressivi solo quando non ottengono una ricompensa attesa o anche semplicemente quando il pasto quotidiano non arriva puntuale.

Capita a volte che il gatto, soprattutto quello che vive in appartamento, venga privato della possibilità di cacciare delle prede reali, in questo caso si svilupa generalemtne un tipo di aggressività da comportamento predatorio ridiretto, appunto perchè non potendo cacciare,  il felino dirige la propria attenzione sù qualsiasi altra cosa che si muove velocemente come, ad esempio le mani e le caviglie del padrone.
Di fronte a tale comportamento la soluzione più idonea è non gridare e non avere reazioni esagerate, perchè questo non farebbe altro che stimolare ulteriormente l’ istinto predatorio del gatto che a quel punto non ritrarrebbe più le unghie e non inibirebbe più il morso.

Al fine di avere una migliore relazione con il proprio animale occorre sapere che i felini tollerano il contatto e le interazioni fisiche con l’ essere umano per un periodo di tempo limitato, superato il quale il gatto inizia ad afferrare il proprietario con gli artigli delle zampe anteriori , a scalciare con quelle posteriori e a mordere. A noi sembra che questo comportamento sia repentino, un momento prima lo stavamo tranquillamente accarezzando e poi… in realtà prima che inizi il suo attacco il gatto inizia ad irrigidirsi e porta le orecchie indietro fin oad appiattirle sulla testa e muove la coda con piccoli scatti decisi.. subito dopo l’ aggressione, inizia a leccarsi e pulirsi il pelo (grooming). Questo atteggiamento potrebbe essere dovuto all’ esistenza di terminazioni nervose del dolore che si sovrappongono a quelle del tatto creando una misto di eccitazione e dolore quando il gatto viene accarezzato.

Come abbiamo detto è molto più frequente che il felino manifesti la propria aggressività nei confronti dei propri simili. Contrariamente a quanto si pensa, il gatto non è un animale che vive facilmente in compagnia, o meglio lo fa se ha la possibilità di scegliere i propri amici, ma quando capita in convivenza con altri gatti che non entrano nelle sue simpatie, le aggressioni e gli scontri diventano all’ ordine del giorno. Nel caso di più gatti, si verificano spesso episodi di “bullismo” nei confronti di un individuo più debole.  Si può parlare in questo caso di Mobbing, quando più gatti si coalizzano per tormentare un individuo isolato, impedendogli anche a volte di nutrirsi, e costringendolo a trovare riparo in un nascondiglio.

Il consiglio è quello di mantenere sempre separate per ogni gatto le aree per il riposo, l’ alimentazione e la toelettatura dei gatti, e nei casi più gravi di separarli per poi riavvicinarli progressivamente.

Da quanto scritto si evince un’ unica morale della favola: il gatto è un animale dalla psicologia complessa, come e quanto il cane; il trucco per una felice convivenza è quello di imparare a leggere il linguaggio posturale del proprio animale, ed essere consapevoli che anche lui può modificare i propri comportamenti nei nestri confronti.